Prima di capire come funziona un impianto di evapotraspirazione fitoassistita, sarà bene chiarire che cos’è e a cosa serve. Questi impianti funzionano sul principio della fitodepurazione, e ben si prestano ad essere utilizzati in presenza di falde acquifere, in aree sensibili oppure dove sono presenti nitrati od altri agenti chimici. Sia per le loro azioni dirette o indirette che per mezzo di alcuni batteri, che riescono a colonizzare l’impianto radicale di queste piante ed il substrato che le circonda, riescono a rimuovere le sostanze inquinanti caratteristiche dei liquami di tipo domestico.
MA VEDIAMO DI CAPIRE CHE COS’È L’EVAPOTRASPIRAZIONE.
Il nome altisonante un po’ mette soggezione ai meno avvezzi per quanto riguarda i processi fisici, in effetti è solamente la descrizione del passaggio dell’acqua dallo stato liquido allo stato di vapore, che va dal suolo all’atmosfera. I fattori che determinano questo processo sono principalmente due: quello climatico e quello che in agraria viene definito “pedologico”, ovvero le diverse qualità del terreno.
Tra i fattori climatici, la temperatura, la radiazione del sole ed il vento sono tra quelli che favoriscono l’evapotraspirazione, mentre le precipitazioni e l’umidità decisamente la impediscono. Per una corretta analisi di questo fenomeno, però, bisogna tenere presente le caratteristiche del terreno, tra queste soprattutto la composizione granulometrica dei suoi componenti a livello minerale, come sabbia, argilla e limo.
A questo punto è importante distinguere tra organismi vegetali non vascolari, come i muschi, e le piante vascolari come ad esempio tutte le piante che vanno a fiore. Per capire come funziona un impianto ad evapotraspirazione fitoassistita bisogna sapere che le piante a sistema vascolare effettuano un continuo trasporto di acqua nel circuito radici-fusto-foglie, detto floema e xilema.
Nonostante le piante possono assumere l’acqua attraverso tutta la loro superficie fogliante, la maggior parte di tale assorbimento avviene tramite l’impianto radicale, mentre le foglie sono utilizzate, dal vegetale, per l’eliminazione della stessa, e precisamente attraverso delle aperture denominate: aperture stomatiche, o dette semplicemente stomi.
Gli stomi quindi sono i responsabili del processo di traspirazione e loro apertura o chiusura dipende da svariati fattori, che, tra le altre cose, sono sia diretti che indiretti. Per quanto riguarda i fattori indiretti, uno è di fondamentale importanza: la disponibilità di acqua nel terreno. In pratica se la pianta riesce a idratarsi egregiamente tramite le radici gli stomi risultano aperti, in caso contrario, cioè nei periodi di stress idrico, il vegetale libera un ormone, l’ABA (acido abscissico), che come effetto ha quello di far chiudere gli stomi. Un altro fattore che induce la pianta ad aprire o chiudere gli stomi è la luce.
TIPOLOGIE DI PIANTE E PROGETTAZIONE DELL’IMPIANTO
Chiarito di che cosa si tratta, passiamo a vedere un pochino più nello specifico come poterlo attuare e soprattutto come funziona. Abbiamo visto che la parte fondante di un impianto di evapotraspirazione fitoassistita sono le piante, ma quali sono le specie più adatte allo scopo?
Eccone un breve elenco, strettamente in ordine alfabetico:
Aucuba, Bambù, Cornus, Cotoneaster, Kalmia, Laurus, Rhamnus, Sambucus, Spiraea, Thuya.
Fondamentali sono alcune caratteristiche che contraddistinguono queste specie, prima in assoluto devono essere piante locali, ben integrate con il clima della zona, ed essendo autoctone, in genere, risultano essere molto forti; devono anche possedere caratteristiche igroscopiche, ovvero si devono ben adattare a terreni ricchi di acqua o comunque saturi di umidità.
Altra caratteristica che devono assolvere è quella di appartenere a famiglie di sempreverdi, visto l’importanza del sistema evaporativo della pianta, è ovvio che non devono subire cadute di fogliame, altrimenti, in certi periodi dell’anno, per esempio nei mesi invernali, il nostro impianto smetterebbe di funzionare correttamente. È bene prevedere anche una certa varietà di specie, e non dirigersi su impianti monocolturali; infatti si è notato che dove sono state utilizzate piante della stessa specie, nel tempo, hanno sviluppatio agenti patogeni e si sono rivelate soggette a stress stagionali. Comunque, prima di decidere quali vegetali utilizzare, sarà bene effettuare una corretta ed approfondita analisi del bilancio idrico locale, in modo da potersi orientare sulle specie più adatte.Uno degli aspetti che permettono ad un impianto di evapotraspirazione fitoassistita di funzionare correttamente, è quello di poter contare su di un clima prevalentemente asciutto; i migliori risultati, infatti, si sono raggiunti in zone a clima arido. Dove l’evapotraspirazione annuale supera la quota di precipitazioni si ha la condizione ottimale per il funzionamento di questi impianti. Il clima mediterraneo ben si adatta allo scopo, ma ovviamente va valutato caso per caso, per poter realizzare un esatto dimensionamento dell’impianto.
PRIMA FASE E VASCA IMHOFF
La prima fase, o trattamento primario, è quella dove il liquame proveniente dalle condutture viene convogliato attraverso un sistema di griglie metalliche, le quali permettono di eliminare gli elementi più grossolani. Così facendo impediscono alle tubature seguenti di intasarsi. Il liquame finisce nella vasca Imhoff, chiamata anche vasca settica. Le particelle più pesanti, a questo punto del trattamento, sedimentano sul fondo dove formano dei fanghi che vengono letteralmente digeriti da batteri anaerobi. Alla fine della vasca Imhoff dei tubi dirigeranno le acque in un’altra vasca, nella quale arriveranno acque chiarificate e l’esubero di quelle provenienti da un sistema di ricircolo.
SECONDA FASE E VASCA DI EVAPOTRASPIRAZIONE
Questa vasca è un vero e proprio bacino idrico, che dovrà essere costruito in calcestruzzo o comunque in muratura. In alternativa potrete utilizzare materiali plastici come il PVC o il polietilene. La vasca viene riempita, a strati variabili, con sabbia, ghiaia ed una miscela di terreno vegetale che andrà a livellare il tutto. Nelle porzioni sabbiose e ghiaiose verrà posizionata una tubatura che avrà uno scopo disperdente e drenante allo stesso tempo. Tra i due strati verrà steso un tessuto non tessuto di materiale sintetico che proteggerà la conduttura da eventuali occlusioni. La superficie della vasca di evapotraspirazione dovrà essere di forma convessa, in modo da favorire l’eliminazione delle acque piovane ed evitare ristagni pericolosi di umidità. A questo punto si potrà passare alla plantumazione. Per ottimizzare al meglio il processo di evaporazione, si potrà costruire una sorta di serra, in modo da impedire alle precipitazioni di bloccare il sistema evapotraspirante.
Dai un’occhaita hai vantaggi e gli svantaggi della Fitodepurazione